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Dolore da ernia del disco
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Quell'ernia che a volte si fa sentire...

Rappresenta la più frequente patologia della colonna vertebrale e ne può colpire i vari tratti ossia cervicale, dorsale e lombare. E’ espressione di una malattia del disco intersomatico, struttura fibrosa interposta tra due vertebre, che al suo interno presenta il nucleo polposo  per cui si verifica la fuoriuscita di quest’ultimo, attraverso una lacerazione dell'anulus. Tale erniazione si proietta verso il canale spinale con conseguente compressione delle radici spinali e/o del midollo. Il tratto di rachide più frequentemente interessato da tale patologia è quello lombare (circa il 90% dei casi) seguito da quello cervicale (circa l'8-10% con maggiore incidenza tra i 30 ed i 40 anni) ed infine quello dorsale (meno dell'1%). La sintomatologia varia a seconda del segmento vertebrale interessato e della posizione dell'ernia in rapporto alle altre strutture ossee e nervose ; ernia può avere varie posizioni e definirsi per questo mediana, laterale, intraforaminale, espulsa, migrata. I disturbi più frequenti lamentati dai pazienti sono: dolore e/o parestesie (senso di intorpidimento e/o formicolio) lungo il territorio di irradiazione del nervo interessato dalla compressione. Nel tratto cervicale la sintomatologia algica interessa il collo, la spalla con irradiazione ad uno degli arti od entrambi talvolta esteso fino alla mano ed è esacerbata dai movimenti del collo. Nel tratto lombo-sacrale il dolore interessa la schiena bassa, il gluteo e l'arto inferiore mono o bilateralmente fino a coinvolgere talvolta il piede. Alcune posizioni sono d'aiuto nell'alleviare il dolore acuto. Nel dolore cervi-brachiale, per esempio, il paziente trova spesso sollievo mantenendo il braccio in una posizione elevata dietro la testa perché questa posizione allevia la pressione sul nervo. Talvolta alla sintomatologia algica si possono associare segni di deficit di tipo sensitivo e/o motorio con ipostenia ( debolezza) degli arti interessati.  

La diagnosi di sofferenza radicolare causata da compressione di una ernia discale consiste in prima istanza in un accurato esame clinico neurologico e, se occorre, integrato da esami radiologici (RX, TC,RMN) ed elettrofisiologici (EMG,P.E.). Questi ultimi permettono di individuare con l’esame elettomiografico (E.M.G.) la sofferenza di una radice nervosa e con i potenziali evocati (P.E.) una sofferenza del midollo spinale.

 

Il trattamento deve essere in primo luogo conservativo; quindi antinfiammatori ed antidolorifici, compresi cortisonici e riposo a letto per qualche giorno, quando necessario, per evitare sollecitazioni meccaniche sulla colonna e aumento del dolore. A questo fine si possono utilizzare anche collari cervicali e/o corsetti lombari, sia ben chiaro, per periodi limitati. E' ovvio che in presenza di una voluminosa ernia le probabilità di successo della terapia conservativa si riducono notevolmente, soprattutto se essa è l’effettiva causa di sindromi cliniche quali gravi deficit sensitivi e motori. Nel tratto lombare una situazione del genere può coinvolgere la cauda equina (composta da radici nervose) e dare origine ad una sindrome caratterizzata da gravi disturbi sfinterici (perdita di urine e feci). Tali condizioni cliniche necessitano di una decompressione chirurgica d’urgenza prima che si creino degenerazioni e danni permanenti di tipo neurologico. Esclusi questi casi, per fortuna poco frequenti, e superata la fase acuta, ossia la diminuzione del dolore e dei formicolii, è possibile iniziare la terapia osteopatica. L’osteopata valuterà con l’esame clinico la presenza di residue rigidità nei vari tratti della colonna vertebrale, chiedendo al paziente dei movimenti attivi e indagando con test articolari ove è necessario ridare mobilità. C’è da comprendere che una condizione di pregresso dolore porta nel paziente ad un atteggiamento posturale condizionato, che spesso può protrarsi anche a forte distanza temporale dalla fase acuta e coinvolgere più distretti corporei. La terapia manipolativa osteopatica avrà quindi l’obiettivo di accelerare il recupero funzionale della colonna vertebrale; infatti tali situazioni possono lasciare degli strascichi di fastidi/dolori diurni e notturni, difficoltà nel mantenere la posizione da seduta o dolore nello stare troppo in piedi. Spesso di fronte a questi problemi la cura e rappresentata dall’uso protratto di farmaci antidolorifici, che, non solo portano a scarsi risultati ma arrecano effetti collaterali anche gravi nel tempo. L’approccio osteopatico può rappresentare la soluzione a questo status, avendo come fine ultimo quello di migliorare la qualità della vita del paziente, anche indicando lui quali siano gli errori posturali da evitare durante le attività quotidiane ed eventualmente lo sport più adatto da svolgere. Si vuole in questo modo prevenire recidive di infiammazioni dell’ernia discale ed indurre così negli anni una sua disidratazione e regressione.

          
 
 
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